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Shlomo Ben-Ami

L’Identità

"Solo le nuove generazioni potranno imprimere una svolta alle trattative."

Vice-Presidente del Centro Internazionale di Toledo per la Pace, è uno storico laureatosi ad Oxford imprestato alla politica: è stato Ministro degli Interni e Ministro degli Esteri di Israele del governo Barak e ha preso parte alla Conferenza di Pace di Madrid e agli incontri di Camp David. Quando – come è il caso del conflitto mediorientale – sono in gioco la memoria e l’identità, non è facile scendere a compromessi. La soluzione è nei valori della coscienza individuali, che si riflettono inevitabilmente sulla coscienza collettiva.

ABOUT SHLOMO BEN-AMI

Shlomo Ben-Ami nasce da genitori ebrei sefarditi. Nel 1955 la famiglia emigra in Israele. Ben-Ami studia all’Università di Tel Aviv e alla Oxford University, dove consegue il dottorato in storia. Dalla metà degli anni settanta torna alla Tel Aviv University, dove dal 1982 al 1986 è a capo del Dipartimento di storia. Il suo indirizzo di studi è la storia spagnola del Novecento: la sua biografia dell’ex dittatore spagnolo Generale Primo de Rivera (1923-1930) è considerata fra i testi più autorevoli sul tema. La sua attenzione si sposta gradualmente alla storia di Israele e del Medio Oriente, ma tuttora è riconosciuto come uno dei più grandi esperti di politica spagnola durante i due conflitti mondiali. Dal 1987 al 1991, prima di entrare in politica, è ambasciatore d’Israele in Spagna. Nel 1996 viene eletto in parlamento nelle liste del Partito Laburista. Nel 1999, sotto il governo Barak, diventa Ministro della Sicurezza Interna, e l’anno successivo Ministro degli Esteri, mantenendo entrambe le cariche fino al 2001, quando decide di ritirarsi dalla politica attiva in contrasto con Sharon. È uno dei politici israeliani più coinvolti nel difficile processo di pace, nel 1991 partecipa alla Conferenza di Pace di Madrid e nel 2000 è a Camp David. Attualmente Ben-Ami è Vice Presidente del Centro Internazionale Toledo per la Pace (TICpax), il cui scopo è contribuire alla prevenzione e alla risoluzione di conflitti violenti o potenzialmente violenti e al consolidamento della pace, nel rispetto della democrazie e dei diritti umani. Ma come si arriva a una pace duratura in Medio Oriente? Il credo di Ben-Ami è che Israele debba accontentarsi di uno Stato più piccolo a prevalenza ebraica. Questa potenziale soluzione è in linea con il sionismo originale che non è imperialista, ma si fonda su una coesione culturale, di nicchia. La natura del conflitto non è incentrata sui territori, o almeno Ben-Ami ritiene questa fase conclusa. È soprattutto etica, riguarda questioni come le radici storiche e religiose, la memoria – terreni in cui trovare margini per un accordo è difficile. La liberazione dal conflitto non può essere esclusivamente un processo che cala dall’alto ma deve partire dalle coscienze dei singoli, e certamente richiede sacrifici e compromessi dolorosi. Quei sacrifici che, pur essendo stata la pace diverse volte a portata di mano, gli establishment israeliano e palestinese non sono stati capaci di promuovere presso le rispettive popolazioni.

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