fondazionepaoletti
Dec 20, 20213 min read
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Psichiatra, conduttrice televisiva e radiofonica, scrittrice e pittrice, attivista per i diritti della donna, autrice di oltre trenta libri, docente universitaria, candidata al Premio Nobel per la pace… sono tante le facce di Rita El Khayat, tante quante quelle di un diamante tagliato da una vita dura ma intensa, a cavallo fra due culture – Marocco e Francia, tradizione araba e illuminismo – sempre alla ricerca di un nuovo fulcro su cui appoggiare la leva della dignità e del pensiero, sollevando il mondo dalle proprie tenebre anche solo di un centimetro.
Rita El Khayat nasce a Rabat, in Marocco nel 1944. Dopo la laurea in Medicina, è ammessa in un Internato di Psichiatria a Casablanca. In parallelo con gli studi, si occupa di radio, televisione e cinema, ed è la prima speaker donna in Marocco. Delusa dall’ambiente di lavoro nel suo paese, parte per Parigi dove si specializza in tre campi: psichiatria (studia con George Devereux, l’inventore dell’etnopsichiatria), medicina del lavoro ed ergonomia della medicina spaziale. In Francia studia anche arabo classico alla prestigiosa Scuola di Lingue Orientali. Il suo impegno a favore dei diritti umani, della pace e dei diritti della donna in Marocco e nel Maghreb è intenso e vasto. Nel 1998 fonda l’Associazione Aïni Bennaï (nel 2003 si aggiungerà anche una casa editrice). Aïni Bennaï, uccisa a quindici anni dalla negligenza e dagli errori dei medici, a soli undici anni leggeva Proust, ascoltandone le letture con il suo walk-man e commentando con frasi come: “Adoro il suo dandismo.” Nel 1999 è la prima donna nella storia del Marocco e di tutto il mondo arabo a scrivere a un sovrano. La lettera, dal titolo Lettera di una donna a un giovane monarca e indirizzata al giovane re Mohammed VI quattro mesi dopo la sua incoronazione, in meno di due mesi viene tradotta in 11 lingue. Scritta per contrastare un movimento islamista reazionario che voleva il ritorno alla segregazione delle donne, chiede la modifica della Moudawana (“Statuto personale”), una sorta di Codice della famiglia che nei paesi arabi e islamici, ad eccezione della Tunisia, continua a mantenere le donne in una condizione di assoluta minorità giuridica. Gran parte delle richieste sono state accolte. Per esempio, l’età minima per il matrimonio è stata fissata a 18 anni anche per le donne. È stato introdotto il divieto di ripudiare le mogli. Le donne possono ora divorziare come gli uomini e hanno diritto alla metà dei beni. È stato vietato picchiare le donne e chi lo fa commette un reato. Le vedove sono state riconosciute tutrici dei propri figli, mentre in precedenza cadevano sotto la tutela della famiglia di origine del marito defunto (una condizione di subordinazione che la scrittrice stessa ha vissuto con la madre e i suoi fratelli, dopo la scomparsa prematura del padre). In seguito a queste attività, nel 2008 viene candidata al Premio Nobel per la Pace. Rita El Khayat ha prodotto una trentina di libri fra saggi e romanzi, e oltre 350 articoli. Insegna Antropologia della conoscenza e del sapere all’Università di Chieti, in Italia. Con lo pseudonimo di Latina Chakir, si è fatta conoscere e apprezzare anche nel mondo dell’arte.