fondazionepaoletti
Dec 20, 20213 min read
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"Come cuoco, non faccio distinzioni fra gli ingredienti:
bisogna lavorare tutte le materie prime, nobili o povere che siano."
Dopo aver studiato con i grandi maestri della cucina internazionale, ha aperto vie nuove, lontano da pregiudizi e arroganza. Pur essendo una star del gusto che va in televisione, scrive libri e firma oggetti di design, nel suo ristorante si mangia a prezzi da trattoria. La sua cucina è rigorosa nella tecnica quanto creativa nelle scelte, non ha paura di riproporre gli ingredienti più umili. L’esperienza del cibo diventa umana, interessante, vera… Di se stesso dice di essere un semplice cuoco.
Davide Oldani nasce a Milano nel 1967. Sua madre, ottima cuoca, è la prima ad instillargli la passione per la cucina. Frequenta la Scuola alberghiera Carlo Porta di Milano, dove dimostra impegno e forza di volontà. Finita la scuola, comincia subito a lavorare da Gualtiero Marchesi, negli anni in cui lo chef milanese è sotto i riflettori. Non passa molto tempo che Oldani diventa il suo allievo prediletto. L’esperienza come secondo al fianco di uno dei grandi chef italiani durerà dieci anni. Accanto a Marchesi, dà un contributo importante nel promuovere la cucina italiana nel mondo, in particolare negli Stati Uniti e in Giappone. Ma Marchesi non è l’unico maestro: Oldani si forma anche con Albert Roux al Gavroche di Londra, e con il celebre Alain Ducasse al Louis XV di Montecarlo. In parallelo, lavora anche come consulente di Food & Beverage per grandi multinazionali statunitensi. Al ristorante Giannino di Milano ottiene la sua prima stella Michelin. Dopo queste esperienze, avverte il bisogno di tornare alla sua Cornaredo, alle porte di Milano, dove acquista una vecchia trattoria che ristruttura in maniera semplice. Il ristorante si chiama D’O: sono le iniziali del suo nome, ma anche la parola ‘via’ in giapponese. Il successo non tarda, anche grazie a una politica di prezzi contenuti del tutto anomala nel mondo dei locali stellati. Preparato nelle tecniche di preparazione più avanzate apprese nelle cucine di mezzo mondo, e profondo conoscitore delle materie prime, Oldani ha fatto molta ricerca nel campo dei piatti poveri della tradizione. La sua cucina è anche chiamata circolare: capace di armonizzare semplicità e intensità, essenzialità e nuovi accostamenti (per esempio, fra dolce e salato), orientata al baccalà, alle seppie e alle guance di bue piuttosto che all’astice e al filetto. Una pietanza di Oldani diventata celebre è la cipolla caramellata, servita sia come antipasto che come dessert a scelta del cliente. Nel libro Cuoco andata e ritorno – Viaggi, sogni e ricette di un uomo che voleva cucinare, Oldani elenca i cinque capisaldi su cui ha costruito il suo viaggio professionale e umano: amore come passione per il mestiere e spirito di sacrificio; educazione come rispetto, dalle materie prime ai collaboratori e agli ospiti; intraprendenza come intelligenza e sana ambizione; obbedienza, come sintonia con i maestri, le stagioni, le regole che abbiamo appreso e in generale il nostro sentire; e infine umiltà, sia nell’imparare che nell’insegnare. Oldani è un nome destinato a lasciare il segno nel panorama della cucina internazionale.